Ceviche a colazione... il mio primo libro!

3 luglio 2016

Blas Valera e il vero comunismo.

In nessun libro di Storia né di Letteratura troverete notizie rispettivamente sulla vicenda e sulle opere di Blas Valera, noto anche come il "gesuita maledetto" o il "gesuita fantasma".
Nato nel 1545 a Llauantu – Levanto come l'hanno ribattezzata i conquistadores spagnoli – a sudovest dell'attuale Chachapoyas nell'Amazzonia peruviana, era figlio di un brutale conquistador spagnolo, Alonso Valera, ufficiale di Pizarro, che aveva ingravidato sua madre, la quindicenne Francisca Pérez – o meglio Urpay (“Tortora”), figlia del curandero Illavanqa –, in seguito a uno stupro, sorte che le donne indigene d'America hanno subito sin troppo spesso dai tempi della conquista fino ad oggi (per giunta, quando Blas Valera aveva sei anni, suo padre assassinò sua madre davanti ai suoi occhi).
Nel 1568 i gesuiti s'installarono in Perù e Blas Valera, all’età di 23 anni, diventò uno di loro, apportando alla Compagnia le sue competenze nelle lingue locali, soprattutto quechua e aymara, e in genere la sua capacità di mediare a favore dei suoi confratelli nell'opera di evangelizzazione degli indigeni, ma anche a favore di questi ultimi contro le vessazioni dei colonizzatori spagnoli.
Nel 1585 fu accusato di aver avuto una relazione sessuale con una donna indigena – da cui aveva avuto anche un figlio –, per cui l'allora Generale dell'ordine Claudio Acquaviva d'Aragona ne ordinò l'arresto e l'imposizione di uscire dalla Compagnia di Gesù, che lui respinse.
In seguito, Acquaviva decise di trasferirlo a Cadice, dove però Blas Valera giunse solo nel 1595. Nel frattempo fu privato delle sue carte e relegato in isolamento con l'assoluto divieto di insegnare.
Una punizione così dura ha giustamente prodotto non pochi dubbi sulla vera natura del suo “reato”.
In realtà, è ormai chiaro, specie grazie alle rivelazioni dei Documenti Miccinelli, che Blas Valera fosse il capo di una vera e propria società segreta in seno all'ordine, la Cofradía Nombre de Jesús del Cuzco, di cui furono membri molto attivi anche i gesuiti italiani, anzi meridionali, Giovanni Antonio Cumis, di Catanzaro, e Giovanni Anello Oliva, di Napoli, il cui scopo era quello di rifondare il Tahuantinsuyu, cioè l'impero inca, o meglio una sua versione cristiana supervisionata dai gesuiti, comunque autonoma rispetto all'impero spagnolo, ma soprattutto di costituire una società di tipo comunista ispirata a livello teorico all'utopismo rinascimentale e alla teologia di pensatori quali Gioacchino da Fiore, a livello concreto proprio al Tahuantinsuyu, la cui sovrastruttura, basata sul sistema dei qullqa, silos comuni finalizzati a garantire cibo a tutta la popolazione, era appunto di tipo comunista, come in quasi tutte le civiltà cd. precolombiane, peraltro.
Nel 1596, circa un anno dopo l'arrivo di Blas Valera a Cadice, la città fu attaccata da una flotta inglese al comando di Charles Howard e Robert Devereux, conte di Essex, appoggiata da un'altra della Repubblica delle Provincie Unite, cioè l'Olanda, tra le azioni della guerra anglo-spagnola degli anni 1585-1604, posteriore e conseguente al celebre disastro della Invencible Armada del 1588.
Blas Valera, ferito durante il sacco della città andaluza, fu trasportato a Malaga, dove, secondo una laconica nota dei gesuiti, sarebbe morto l'anno dopo, all'età di 52 anni.
Ma questa è la versione ufficiale: i documenti Miccinelli rivelano che il “gesuita fantasma” sopravvisse, che le autorità dell'ordine imposero e diffusero comunque la notizia della sua morte, ma che lui visse per altri 22 anni, fino al 1619, anni in cui riuscì a tornare in Perù per portare avanti la realizzazione dei suoi ideali, per poi ritornare in Spagna in funzione del tentativo di far giungere le sue istanze a re Felipe III tramite il nuovo generale dell'ordine Muzio Vitelleschi, tentativo comunque fallimentare, ma non per questo privo di conseguenze.
Tra le conseguenze più importanti e ancora attuali ci furono l'impostazione di un sistema di pensiero e azione da parte dei religiosi operanti in America Latina finalizzato a difendere i diritti de "los pobres de Jesucristo", cioè gli indigeni e in genere gli oppressi, che nel '900 confluì in quella che è nota come la teologia della liberazione.
Ma la conseguenza più significativa fu la realizzazione tra il XVII e il XVIII secc. nel terriotrio dei Guaraní, all'epoca, non a caso, la nazione indigena più numerosa in Sudamerica, delle celebri reducciones jesuíticas guaraníes, istituite nei territori degli attuali Brasile, Argentina e soprattutto Paraguay e elogiate con entusiasmo, per esempio, dall'erudito e religioso italiano Ludovico Antonio Muratori nel libro "Il cristianesimo felice dei padri della Compagnia di Gesù nel Paraguai".
Il famoso film "Mission", diretto da Roland Joffé nel 1986, con Robert De Niro nel ruolo dell'ex bandeirante divenuto gesuita Rodrigo Mendoza, nonché Jeremy Irons nel ruolo di Padre Gabriel, ci ha raccontato, in estrema sintesi, come tale esperienza sia stata stroncata dagli imperi colonialisti spagnolo e portoghese alleatisi in seguito al trattato di Madrid del 1750, che non potevano accettare l'esistenza, entro i propri confini, di comunità autosufficienti anzi prospere sul piano economico, dove non esisteva la schiavitù e tutti godevano di pari diritti, tra cui la casa, il cibo, l'istruzione e le cure mediche!
La guerra che i due imperi portarono ai gesuiti e ai Guaraní fu ferocissima e portò anche all'espulsione dell'ordine dai territori americani, nel 1767, fino alla sua soppressione nel 1773.
A me non sembra un caso che, negli anni successivi alla soppressione dei gesuiti fino alla loro restaurazione, in forma ridimensionata, operata da Pio VII nel 1814, si siano verificate le rivoluzioni statunitense, haitiana e francese, seguita dall'età napoleonica, in anni peraltro in cui si gettarono i semi del comunismo e dell'abolizione della schiavitù, nonché della rivendicazione dei diritti universali dell'uomo, tra l'altro.
Ma riconosco che si tratta di un campo di studi da approfondire ancora molto e senza pregiudizi, laddove del resto mi sembra più che chiaro come siano stati i gesuiti in America meridionale, a partire dagli ideali di Blas Valera, che realizzarono il vero comunismo.

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